La seduta come dispositivo simbolico ed ergonomico: dal lessico arcaico all’oggetto di design contemporaneo.
L’atteggiamento di un’epoca nei confronti dello stare seduti riflette non solo la postura fisica ma anche una posizione culturale, un modo di abitare il tempo e lo spazio. In tal senso, la sedia non è mai un mero arredo funzionale, bensì una soglia simbolica tra corpo, cultura e tecnologia. Il progetto di seduta Acqua si inserisce in tale tradizione concettuale, reinterpretando archetipi formali e semantici in chiave contemporanea.
L’apparato formale si richiama esplicitamente alla sedia greca con le sue gambe ricurve e quindi, oggetto essenziale, sobrio, privo di orpelli superflui, in cui lo schienale si configura come semplice supporto. In opposizione dinamica a questa tipologia storica, la seduta in esame sostituisce le gambe ricurve con una struttura a molla elicoidale cilindrica a compressione (compression spring) capace di rispondere elasticamente al peso corporeo e di distribuire uniformemente le pressioni, migliorando l'ergonomia e la qualità della sedibilità.
L’elemento centrale della seduta è lo schienale assente, o meglio, sostituito da un cuscino sospeso e semi-morbido che diviene esso stesso segno e supporto, memoria e invenzione. Questo cuscino non è infatti soltanto un semplice elemento tecnico, ma un dispositivo simbolico: la sua forma e la struttura riprende l’enigma delle "tre ellissi a goccia" presenti nel soffitto della tomba di Senenmut, in Egitto, dove le tre stelle della Cintura di Orione — elemento centrale della rappresentazione cosmologica egizia — si stagliano come punti focali e una, la stella centrale, è circondata da tre ellissi concentriche a forma di goccia. Rappresentazione inedita rispetto al repertorio grafico della scrittura egizia. Forse le tre ellissi concentriche a forma di goccia rappresentavano l’acqua e la vita. In questo senso, il cuscino non rappresenta semplicemente un elemento comodo, ma si configura come metafora del respiro vitale, del sostegno che accoglie senza costringere, della forma che si adatta invece di imporsi.
L’intera seduta diviene così un oggetto di design performativo, in cui l’arcaico e il futuribile si fondono: da un lato, il richiamo alla compostezza classica delle sedute greche; dall’altro, l’adozione di tecnologie ergonomiche che rifiutano l’inerzia del corpo seduto in favore di una postura attiva, adattiva.
Il cuscino-ellissi — posto nel punto in cui ci si aspetterebbe uno schienale rigido — introduce un nuovo concetto di supporto, fondato sull’equilibrio e sulla sospensione, non sulla resistenza.
In definitiva, la seduta si presenta come dispositivo semiotico e biomeccanico: evoca un'iconografia millenaria, ma la sovrascrive sulla base di un vocabolario progettuale che riprende un fatto storico e propone una riflessione critica sull'atto del sedersi stesso. Non è un trono, non è una poltrona, non è un simbolo di potere, ma un punto di equilibrio tra gravità e significato, dove ogni elemento — dalla molla alla forma ellittica — partecipa a una sintassi che è al contempo funzionale e narrativa.
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